Dieci giorni di mare e cultura nel tacco d’Italia
Salento, lu sule, lu mare e lu ientu. Vento, per fortuna, ne abbiamo trovato poco e abbiamo beneficiato a lungo dei primi due, il meraviglioso mare del Tacco d’Italia e il sole caldo degli ultimi dieci giorni di luglio.
Soggiorniamo a Palazzo Zacheo, una dimora storica del XVII secolo nel cuore del centro storico di Gallipoli, che ospita al suo interno diverse soluzioni abitative, tutte con angolo cottura e ampi spazi interni. Il nostro appartamento – Maestrale (50 euro circa a persona a notte) – ha un ampio soggiorno/sala da pranzo e il soffitto è talmente alto che c’è spazio per un soppalco e la seconda camera matrimoniale. Unico neo: il bagno è soltanto uno e, in un appartamento in grado di ospitare sei persone, potrebbe rappresentare un problema.
Il piccolo balcone della sala da pranzo si affaccia sulle tipiche viuzze del centro storico di Gallipoli, dove è possibile trovare numerose trattorie di cucina tradizionale e negozi di artigianato locale, che vendono – tra le altre cose – oggetti in pietra leccese, scarpe di produzione locale, prodotti tessili e ceramiche.
Il gufo è onnipresente: secondo la leggenda, quando Dio creò gli animali si accorse che il gufo aveva uno sguardo triste e e quindi gli donò il potere di portare fortuna a chiunque l’avesse accudito con amore.
Per arrivare nei pressi di Palazzo Zacheo, avendo con noi molti bagagli, abbiamo preferito usufruire di una delle tante Ape Car che fanno servizio tra le spiagge e il centro, tra il porto e il centro storico.
C’è un vasto parcheggio gratuito al porto e, da qui, è possibile proseguire a piedi (la strada principale della città vecchia – via De Pace – dista non più di 5 minuti) oppure affidarsi ad una Ape Car che, al costo di 2.50€ o 5€ a persona, a seconda della tratta, accompagna i turisti dove desiderano.
Guarda caso, arriviamo a Gallipoli proprio l’ultimo giorno di Strade Golose, un evento culinario che, tra l’altro, prevede anche show cooking e degustazioni di prodotti tipici. Corso Roma, la strada principale della città nuova, è piena di bancarelle e stand gastronomici che offrono, tra le altre cose, pucce (pagnotte condite in vari modi), birre artigianali, pasticciotti, mustazzoli (dolci con mandorle e cioccolato) e persino cannoli e arancini siciliani, benché non esattamente in tema con la cucina locale.
Ripercorriamo Corso Roma nel senso opposto e proseguiamo sul ponte che collega la parte nuova della cittadina all’isolotto su cui sorge il centro storico di Gallipoli. Davanti a noi il bellissimo castello angioino aragonese, risalente all’XI secolo.
La mattina successiva la dedichiamo al mare: andiamo a Punta della Suina, una delle spiagge più belle dell’intero Salento, a meno di 15 minuti in auto dal centro di Gallipoli. Per un ombrellone e quattro sdraio spendiamo 27 euro. Non a caso la spiaggia è stata ribattezzata “I Caraibi del Salento”: acqua cristallina, sabbia alternata a scogli per accontentare davvero tutti e un panorama incredibile sull’intera città di Gallipoli.
Per la serata avevamo in programma di andare a Ugento (a circa 20 km dalla nostra base), in occasione della sagra della puccia, ma, dopo aver notato date discordanti su internet, abbiamo telefonato prima alla Pro Loco e poi all’Informa giovani per scoprire che la sagra è stata rimandata di una settimana. Quindi restiamo a Gallipoli e ne approfittiamo per visitare la bancarelle che costeggiano il ponte. Sulla via del ritorno, ci fermiamo al mercato del pesce e compriamo dell’ottimo pesce spada.
Una curiosità: le targhette che riportano i numeri civici, in tutto il centro storico, sono decorate con un gallo dipinto di blu, che è anche lo stemma della cittadina, il quale raffigura appunto un gallo con la corona e riporta una scritta che recita “fideliter excubat” (vigila fedelmente). Secondo la leggenda, il gallo avrebbe impresso con la propria immagine lo scudo di Idomeneo di Creta, l’eroe che si reputa sia il fondatore delle città di Lecce e di Gallipoli. Tuttavia, contrariamente a quanto credono in tanti, l’origine del nome di Gallipoli non ha nulla a che vedere con l’animale: il nome, invece, deriverebbe da Kalé Polis, città bella.
Il giorno seguente, stando alle previsioni meteorologiche, dovrebbe piovere tutto il giorno. E, in effetti, i nuvoloni all’orizzonte non lasciano presagire niente di buono. In ogni caso, non ha ancora iniziato a piovere e optiamo per una passeggiata nel centro storico alla scoperta della vera anima della città. Passeggiare nelle viuzze della città vecchia è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita: lo scenario è quello tipico dei paesi del Sud Italia, con le porte delle case spalancate e i residenti che, seduti sulla soglia di casa, occupano il loro tempo chiacchierando con i vicini.
Passeggiando nel centro storico notiamo che diverse botteghe artigianali vendono le tradizionali “nasse”, delle campane fatte di giunco che vengono posizionate sul fondale marino per intrappolare i pesci. Percorriamo la stradina che costeggia i bastioni – un tempo alti ben due metri – e giungiamo nei pressi del porto peschereccio dove alcuni pescatori sono intenti a riparare le reti e, nel contempo, vendere pesce freschissimo.
Arriviamo alla spiaggia della Purità – e nel frattempo il cielo si è aperto – una bella ed ampia spiaggia che prende il nome dalla vicina Chiesa di Santa Maria della Purità (la più antica di Gallipoli), dalla quale la sera stessa partirà la processione in onore di Santa Cristina, la protettrice dei marinai.
Proseguendo su via Antonietta De Pace ci imbattiamo nel frantoio De Pace, risalente al 1500. Qui, grazie alla guida (1.50 € il costo della visita), apprendiamo che veniva prodotto – almeno fino alla metà del 1800 – olio lampante, utilizzato per l’illuminazione pubblica e residenziale.
Dagli scarti della lavorazione (i 35 frantoi situati nell’intero territorio di Gallipoli arrivavano a produrre ben 120 mila quintali di olio all’anno), si fabbricava il sapone, sfruttando il fatto che l’acqua conteneva molto grasso. Addirittura l’olio lampante venne quotato alla borsa di Londra e Gallipoli divenne uno dei porti commerciali più importanti del Sud Italia.
I frantoiani, che lavoravano insieme agli animali nel frantoio, facevano dei turni massacranti e letteralmente “vivevano” sottoterra per gran parte dell’anno, da ottobre a maggio-giugno.
Proseguiamo poi con la visita della suggestiva biblioteca comunale, un tempo Chiesa di Sant’Angelo, contenente ben 10 mila volumi, tra cui edizioni del 1500 e pergamene e manoscritti in latino. Visitiamo poi il Museo del mare (1 €), dedicato a volatili, testuggini, molluschi, delfini, crostacei e molto altro e, poco più avanti, il Museo Civico (1 €), dove vediamo i resti di una balenottera pescata nel 1894.
Da non perdere la Cattedrale di Sant’Agata, patrona della città, una bella Chiesa nel tipico stile del barocco salentino (notevole il soffitto in legno), edificata nel XVII secolo. La Chiesa, come molte altre del luogo, fu realizzata in carparo, una pietra di colore giallo molto difficile da lavorare a differenza della pietra leccese. E difatti, le strutture in carparo hanno meno decorazioni rispetto a quelle in pietra leccese.
nteressante anche la Chiesa di San Francesco d’Assisi che sorge sulla costa occidentale della città vecchia, nella parte opposta rispetto al Castello. Grazie alla bella iniziativa di Gallipoli Nostra, un’associazione che mette a disposizione guide molto preparate nei principali luoghi di interesse turistico, apprendiamo che la Chiesa è detta del “mal ladrone”, per via di una scultura che rappresenta il ladrone malvagio, definito da Gabriele D’Annunzio di un’orrida bellezza.
Nel frattempo, i nuvoloni sono stati completamente spazzati via: le previsioni meteorologiche questa volta hanno fatto un buco nell’acqua! Ne approfittiamo così per un bagno pomeridiano al Lido della Purità, una spiaggia sabbiosa (e libera) davvero affascinante.
È il giorno di Santa Cristina, 24 luglio, e sono previsti grandi festeggiamenti: oltre ai classici fuochi d’artificio si svolgerà la cuccagna a mare. Nei pressi del porto, alcuni giovani gallipolini tenteranno di arrampicarsi lungo un palo sporco di grasso cercando di arrivare in cima per aggiudicarsi l’ambito premio.
In attesa della grande serata di festeggiamenti, ci spostiamo verso sud e più precisamente nei pressi di Gagliano del Capo, località Ponte Ciolo (chiamata così per via delle “ciole”, in dialetto leccese le gazze ladre). Si tratta di una spiaggia (rocciosa) intima e davvero suggestiva che sorge al di sotto di un ponte. Dalle rocce circostanti si tuffano i più temerari, mentre i meno arditi possono rilassarsi sulla spiaggia di scogli oppure esplorare i fondali con maschera e pinne. Il paesaggio è davvero stupendo.
Verso l’ora di pranzo ci spostiamo verso Santa Maria di Leuca, la località più a sud del tacco, il finis terrae della Puglia Salentina. Ci fermiamo alla locanda Il lupo di mare, gestito dal padrone di Dollaro, il cane matematico che si è esibito nella trasmissione di Rai1 Scommettiamo che? Molto buona l’insalata di mare e la frittura di calamari. I tavoli più vicini al mare regalano una vista meravigliosa sulla spiaggia e sugli ultimi metri di terra pugliese.
Dopo esserci rifocillati, ci spostiamo verso lo Ionio, località Torre Vado, un’altra spiaggia sabbiosa e dal fondale basso a circa un’ora di strada dalla nostra base.
La mattina seguente scendiamo ancora una volta verso sud e andiamo alla baia successiva a quella di Punta della Suina, precisamente a Punta Pizzo, una delle spiagge più rinomate di Gallipoli. Anche qui il mare è letteralmente una favola: i colori dell’acqua sono di una rara bellezza e la spiaggia è ampia e ben mantenuta.
In serata visitiamo il Castello di Gallipoli che, guarda caso, ha riaperto al pubblico due settimane prima dopo anni di abbandono quasi generale. Il Castello, negli ultimi decenni, è stato la sede della Dogana e della Guardia di finanza e, solo con l’ultimo intervento di restauro e ripristino, si è riusciti a renderlo fruibile al pubblico. Il biglietto di ingresso (5 €) comprende la visita alla mostra Puglia al cinema (in allestimento fino a settembre), dedicata alle pellicole girate in terra di Puglia nel corso degli ultimi anni.
Una curiosità: numerose spiagge in Salento hanno nomi che fanno riferimento alle torri di avvistamento (come Torre Vado, Torre Pizzo, Torre Mozza, Torre Inserraglio e altre ancora), costruite lungo i tratti di costa a scopo difensivo.
Il calendario delle sagre in Salento è davvero fitto e non è facile scegliere a quale evento enogastronomico partecipare. Conviene, prima della partenza, farsi un’idea degli eventi in programma e, una volta giunti sul posto, prestare attenzione alle locandine e, se possibile, consultare un giornale locale.
Il giorno successivo, dopo un bel bagno a Torre Mozza, nei pressi di Marina di Ugento a circa 40 minuti in auto da Gallipoli (in assoluto la spiaggia più bella fino a questo punto del viaggio) nel pomeriggio partiamo alla volta di Casarano, dove il giorno successivo si terrà il Palio delle Contrade.
La fiera enogastronomica è però una delusione e finiamo per mangiare una pizza e una bruschetta in un locale che dà sulla piazza.
Va decisamente meglio la sera dopo in occasione dell’evento Cortili aperti. La mattina la trascorriamo alla spiaggetta della Purità, nel centro storico, e nel tardo pomeriggio partiamo alla volta di Martano, una cittadina di 9 mila abitanti a circa 45 minuti da Gallipoli. Il Comune fa parte della Grecìa Salentina, insieme a Soleto, Zollino, Calimera, Melpignano e altri ancora. In effetti, l’influenza greca è ben visibile a partire dalle insegne: per esempio, nell’atrio del Comune gli avvisi infissi in bacheca riportano i nomi della cittadina e della provincia di Lecce in lingua greca.
In occasione dell’evento Cortili aperti, per quattro giorni, vengono aperti corti, giardini, Chiese e cortili di grande pregio, in un percorso che si snoda all’interno e nei pressi del centro storico, molto diverso da quello di Gallipoli, perché caratterizzato da strade più larghe e un minor numero di botteghe e locali.
Negli stessi giorni è in corso Gustando il cibo nell’arte, che ospita una serie di stand con possibilità di degustazioni, e Vivere sostenibile, dedicato al riciclo creativo. Mangiamo delle buonissime pittule (in italiano, pettole, si tratta di palline di pasta fritta), al bar Da Zio Camillo nei pressi della torre civica.
Il tempo continua ad essere caldo e soleggiato e, dunque, proseguiamo il nostro tour delle più belle spiagge salentine. È la volta di Sant’Isidoro, in località Nardò, una bella spiaggia dal fondale basso e dalla sabbia finissima.
In tarda serata partiamo per Nardò, dove si svolge la Festa a Casu (ovvero di prodotti caseari). Nardò è una bella cittadina di più di 31 mila abitanti a pochi chilometri dalla nostra base. Il nostro tour parte dal castello aragonese, oggi sede del Comune (il fossato attorno è stato riempito ricavando un parco pubblico), proseguiamo poi con la visita della luminosissima Chiesa di San Giuseppe, a pianta ottagonale, con un bell’altare in pietra leccese.
Arriviamo alla Fontana del toro, il simbolo della città. Secondo la leggenda, il toro avrebbe segnalato il punto dove sarebbe dovuta nascere la città, facendo scaturire acqua sorgiva e permettendo così i primi insediamenti. Se amate l’arte, fermatevi qualche minuto nella bottega di fronte alla Chiesa di San Domenico, dove troverete chine di vedute e paesaggi della città di Nardò e non solo.
Proseguiamo poi con la visita alla Cattedrale (molto bello il soffitto a cassettoni) e arriviamo così nelle tre piazze dove si svolge la sagra: non c’è solo formaggio ma anche insalata di mare, polpette, pucce, pettole e molto altro.
La mattina successiva andiamo a Torre Lapillo, una bella spiaggia sabbiosa con fondale basso (bisogna camminare per una cinquantina di metri prima che l’acqua arrivi almeno alle spalle!), mentre la serata la trascorriamo a Castrì di Lecce, un paese a circa 40 km da Palazzo Zacheo.
È l’ultimo giorno della sagra della melanzana e, spendendo appena 5 euro a testa, mangiamo polpette di melanzane, parmigiana rossa, le immancabili pettole, pizza preparata con impasto a base di melanzana e anguria. Tra i piatti forte anche la pasta alla crema di melanzana e, come dessert, melanzana al cioccolato.
Il nostro ultimo bagno, prima della partenza, lo facciamo alla spiaggia della Purità e, nonostante i nuvoloni all’orizzonte, riusciamo a goderci al meglio il mare. L’ultima serata la trascorriamo a Porto Cesareo, dove è tradizione mangiare una crepe nel centro storico.
Il bilancio della vacanza è senz’altro positivo: abbiamo scoperto un lembo di terra davvero affascinante e ricco di cultura, oltre che di meraviglie naturali. Che dire, il Salento non ci ha affatto deluso!