Tre giorni immersi nella natura selvaggia e sorprendente del Südtirol, tra arte e cultura, paesaggi incantevoli e secoli di storia
Il nostro viaggio inizia da Vipiteno, una tranquilla cittadina dell’Alto Adige a due passi dal confine con l’Austria. In effetti, l’influenza dei popoli germanici è piuttosto notevole, a cominciare proprio dalla lingua: come apprendiamo grazie ad una visita al Messner Mountain Museum di Brunico, ben il 68% dei residenti nella provincia di Bolzano parla il tedesco e soltanto il 28% l’italiano. Il tedesco, in fondo, è quello che per molti italiani rappresenta il dialetto, con la sostanziale differenza che il dialetto non viene insegnato nelle scuole del Belpaese.
Il nostro hotel, il Lamm, si trova nella città nuova di Vipiteno: la famosissima Torre delle dodici, vero e proprio simbolo della cittadina, divide in due il paese. Da un lato la città nuova, con i suoi edifici coloratissimi e i meravigliosi bovindi (in tedesco Erker) e dal lato opposto la città vecchia, più semplice ma ugualmente affascinante. A pochi passi dal nostro hotel, nella parte nuova della città, si trova il Monumento di San Giovanni Nepomuceno, eretto nel 1739 per scongiurare le alluvioni dell’Isarco e del Rio Valler, e poco distante il Municipio, la cui facciata ospita uno dei bovindi più belli di Vipiteno.
Prima di metterci in viaggio alla volta di Brunico ci concediamo una breve sosta al Goldenes Kreuz, un bel ristorante in via Città Nuova, che è anche un hotel. In effetti molti alberghi, tra cui anche il nostro, offrono il servizio di ristorazione: sappiate, però, che in molti casi il servizio può essere piuttosto lento, per cui se avete fretta di ripartire molto meglio optare per il classico street food. In compenso il pasto è molto economico: per la modica cifra di 15 euro a testa mangiamo un primo piatto, un dolce (l’immancabile strudel di mele) e il caffè. Assolutamente da provare i canederli, grossi gnocchi fatti di pane, uova, latte e speck o pancetta, il piatto tirolese a base di salumi e le sempreverdi zuppe e creme.
Brunico è uno dei comuni della Val Pusteria, a circa 50 km da Vipiteno. Qui visitiamo il Messner Mountain Museum, altrimenti detto MMM Ripa, interamente dedicato ai popoli della montagna di tutto il mondo. L’esposizione è stata allestita dal famosissimo alpinista Reinhold Messner nel meraviglioso Castello di Brunico, di cui abbiamo modo di visitare gran parte della struttura, tra cui una stupenda torre che ospita dei dipinti e che, una volta saliti in cima, ci permette di apprezzare il panorama sulla città e sulle valli circostanti. I quattro piani del Museo sono dedicati ai vari popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America del Sud e dell’Europa, attraverso l’esposizione di oggetti e capi di vestiario. Molto bella la parte dedicata alle abitazioni: un’intera sala ospita le ricostruzioni in miniatura delle case tipiche di alcuni dei popoli di montagna del Nepal, Pakistan, India e altri Stati del mondo.
Naturalmente, essendo in Alto Adige, non può mancare nel nostro programma un’escursione naturalistica: scegliamo di non spostarci troppo e optiamo per l’orrido di Gilf, altrimenti detto Gola (o Cascate) di Stanghe. Il modo più semplice per raggiungere il posto è dalla cittadina di Stanghe, una frazione di Vipiteno. Qui si può sostare nell’ampio parcheggio davanti al centro sportivo e seguire le indicazioni per le cascate. Si costeggia il Rio Racines e, dopo una breve camminata, si arriva finalmente all’orrido e al percorso vero e proprio. L’escursione costa 3.50€ e le cascate sono visitabili ufficialmente da maggio a ottobre; in realtà però noi le abbiamo visitate il 2 novembre: è probabile che, in occasioni di ponti o festività, facciano uno strappo alla regola, per cui vale sempre la pena di telefonare all’ufficio turistico per avere informazioni aggiornate e più attendibili.
La salita non è troppo faticosa e, in poco più di un’ora, alternando percorsi in piano, in salita e in discesa, arriviamo in cima (il dislivello è di 175 metri), attraversando ponticelli e sfiorando imponenti massi rocciosi. La cascata di 15 metri, impetuosa e spumeggiante, è di rara bellezza, ma soprattutto fa riflettere il modo in cui sono stati realizzati i percorsi guidati per permettere ai turisti di attraversare agevolmente la gola: come illustra l’opuscolo che ci forniscono all’ingresso, provetti scalatori dovettero scavare cunicoli nella roccia e, inoltre, realizzare pazientemente e diligentemente i ponticelli di legno che conducono da un punto all’altro dell’orrido.
Una volta in cima, è possibile tornare al punto di partenza con un autobus in partenza all’incirca ogni ora. Noi, dopo esserci riposati in un bar e rifocillati con dell’ottimo succo di mela, decidiamo di rifare il percorso a piedi. In alternativa, è possibile optare per passeggiate un po’ più lunghe che però non attraversano l’orrido ma lo lambiscono più o meno da lontano. In realtà il percorso che attraversa la gola, pur essendo faticoso e leggermente scivoloso in caso di pioggia o umidità, è senz’altro il più spettacolare ed emozionante.
Affamati, ci affidiamo a Tripadvisor e, senza indugiare, scegliamo il primo ristorante in classifica di Bressanone, la nostra prossima meta. Il ristorante Wirt an der Mahr si trova in località Mara, a pochi minuti in auto dal centro della città. Il locale è davvero caratteristico e molto curato e qui mangiamo delle ottime pappardelle alla selvaggina, crema di castagne tartufata e un tris tirolese a base di ravioli con spinaci e canederli.
Il simbolo di Bressanone è indubbiamente la Torre bianca, una costruzione di ben 72 metri di altezza, al cui interno vengono organizzate visite guidate in orari e date prefissati. In realtà, in origine la torre era chiamata la “torre nera”, ma in seguito il tetto nero fu murato e di conseguenza si cambiò il suo nome. Bressanone è famosa per i suoi mercatini di Natale che si tengono da fine novembre fino all’Epifania nella grande piazza del Duomo. La Cattedrale della città è un’imponente chiesa in stile barocco, al cui interno è conservato un bellissimo organo a canne, non a caso ritenuto una delle opere più significative presenti nel Duomo. Poco distante si trova anche la Parrocchia di San Michele, chiesa romanica dell’XI secolo. Dopo aver passeggiato un po’ nelle vie del centro, arricchite dai caratteristici portici, particolarmente utili quando piove, decidiamo di far rientro in hotel per trascorrere un po’ di tempo nell’area relax dell’albergo, aperta agli ospiti in orario pomeridiano.
La mattina dopo, prima di far ritorno a casa facciamo una breve sosta a Bolzano, una città che ci colpisce per la sua pulizia, ordine e armonia. In città c’è davvero molto da vedere e merita senza dubbio una visita il Duomo, la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta che sorge in Piazza Walther, il luogo dove si svolgono i mercatini di Natale. Avendo un po’ di tempo si può pensare di acquistare la Museumcard che, al costo di 35 euro, permette di visitare 80 musei dell’Alto Adige nell’arco di 365 giorni.
Per visitare il centro della città, è utile posteggiare nel parcheggio interrato di Piazza Walther, da lì si potrà arrivare in piazza Municipio, proseguire poi per via dei Portici, dove si trovano numerose bancarelle di prodotti tipici, e continuare per via del Museo, dove è situato il famosissimo Museo Archeologico di Bolzano che ospita l’uomo dei ghiacci, ribattezzato Ötzi. I primi tre piani del Museo (il biglietto intero costa 9 euro) sono interamente dedicati all’uomo dei ghiacci, mentre il quarto piano ospita una mostra temporanea legata a tematiche dell’archeologia. L’uomo dei ghiacci venne ritrovato casualmente nel 1991 nei pressi dei ghiacciai di Val Senales, ad appena 90 metri dal confine austriaco. Ci vollero giorni per decifrare il mistero: all’inizio di pensò che l’uomo, perfettamente conservato sotto forma di “mummia umida”, fosse un alpinista disperso 50 anni prima, poi si immaginò potesse essere un disertore della prima guerra mondiale. Soltanto alcuni giorni dopo si stabilì che Ötzi aveva ben 5300 anni, essendo la mummia di una persona vissuta nell’Età del Rame. Il suo corpo, insieme all’abbigliamento e a ciò che resta delle sue armi ed equipaggiamento, è conservato in atmosfera protetta (100% di umidità con una temperatura di – 6 gradi centigradi), per far sì che possa conservarsi ancora a lungo.
Un’ala del museo è dedicata all’influenza che Ötzi ha avuto sul mondo contemporaneo: basti pensare che Brad Pitt ha tatuato la sua figura sul braccio, per evidente protesta nei confronti dell’innalzamento delle temperature che hanno provocato lo scioglimento dei ghiacciai e dunque il ritrovamento della mummia. Una donna 32enne ha addirittura affermato, se mai la scienza lo permettesse, di volere un figlio dall’uomo dei ghiacci.
Prima di ripartire per Milano, pranziamo in un locale stile pub inglese, il Batzen Hausl, dove mangiamo un piatto tirolese a base di stinco, salsiccia e patate e una zuppa di birra. Purtroppo è arrivato il momento di lasciare il Südtirol, ma ci sarà senz’altro occasione di ritornarci. Perché come scrisse appropriatamente Hermann Hesse: “Appena ci avvezziamo ad una sede / rischiamo d’infiacchire nell’ignavia: / sol chi è disposto a muoversi e partire / vince la consuetudine inceppante.”