Bologna la dotta. Bologna la grassa. Bologna la turrita
La dotta, la grassa, la turrita. Il capoluogo dell’Emilia Romagna ha numerosi epiteti che si riferiscono, rispettivamente, alla più antica Università del mondo occidentale, l’Alma Mater Studiorum, alla ricca e gustosa cucina tipica e, infine, alle torri che svettano alte nei cieli bolognesi. Ma Bologna è anche detta la rossa, per via del colore dei tetti del centro storico.
Bologna è una città raccolta, intima e piacevole da visitare, perdendosi nei suoi vicoletti. Per farlo abbiamo avuto a disposizione un albergo a due passi da Piazza Maggiore, l’Hotel Cavour, in via Goito. Camere davvero molto spaziose e locali curati e luminosi. Per una doppia abbiamo speso 190 euro per due notti.
Arriviamo alla stazione di Bologna e, in meno di un quarto d’ora a piedi, giungiamo in Via Goito, dove parte il nostro tour della città. Iniziamo dalla Cattedrale, la Basilica di San Pietro, detta anche Metropolitana in virtù del vescovo che presiede alla provincia ecclesiastica. Le sue origini sono paleocristiane, ma la Cattedrale venne edificata nel corso del X secolo e poi ricostruita, dopo il devastante incendio del 1141. Al suo interno, sulla destra, appena dopo l’ingresso, si trova il Compianto di Alfonso Lombardi.
Proseguiamo con la visita della Chiesa dei Filippini – Madonna di Galliera e di San Filippo Neri, dalla facciata rinascimentale e con un bel pavimento a mosaico.
Torniamo su Via dell’Indipendenza – porticata e ricca di negozi e locali – e giungiamo in Piazza Maggiore, o Piazza Grande, la piazza principale della città, raccolta eppure di grande effetto. Prima incontriamo la Piazza del Nettuno, dove si trova l’omonima fontana opera del Giambologna. Si dice che l’artista, rimuginando sul da farsi, fece due giri attorno al piedistallo. Ed ecco spiegato perché gli studenti, prima di un esame importante, hanno l’abitudine di girare due volte attorno alla fontana – in senso antiorario. Si dice che porti fortuna!
Di fronte, sorge il Palazzo di Re Enzo, dove venne tenuto prigioniero per ben 23 anni, il figlio dell’Imperatore Federico II. Fortunatamente, il centro storico di Bologna è zona a traffico limitato e, quindi, possiamo passeggiare in tutta libertà per Piazza Maggiore. Qui, si affacciano numerosi palazzi storici, tra cui il Palazzo Comunale, Palazzo dei Notai e Palazzo dei Banchi, così chiamato perché qui, un tempo, avevano sede i bancari e i cambiavalute.
Sempre su Piazza Maggiore si affaccia la Basilica di San Petronio, la sesta Chiesa più grande d’Europa e la quarta Chiesa più grande d’Italia, dopo San Pietro in Vaticano, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze.
La Basilica, in stile gotico, è imponente e maestosa e conserva, al suo interno, la meridiana più grande al mondo, con i suoi 67 metri di lunghezza. Ma la sua particolarità più evidente consiste nella facciata rimasta incompiuta e, dunque, bicroma, poiché il rivestimento marmoreo non venne mai portato a termine.
Il Palazzo del Podestà, che sorge proprio di fronte alla Basilica, è purtroppo in ristrutturazione e riusciamo solo a intravedere la torre dell’Arengo dove si trova il Campanazzo, la campana che veniva fatta suonare in occasione di adunanze e importanti eventi cittadini.
Guarda caso, siamo giunti a Bologna proprio in occasione di due festività: dal 24 maggio al 1° giugno, infatti, si svolge la festa della Madonna di San Luca e, dal 29 maggio al 1° giugno, la festa dell’inizio dell’estate. Proprio grazie ad un volantino che pubblicizza gli eventi per quest’ultima ricorrenza, apprendiamo che – alle 14.30 – si terrà una visita guidata nella Bologna medievale. Un’occasione imperdibile.
Intanto, si è fatta ora di pranzo e optiamo per una locanda Romagnola, Ca’ pelletti, in Via Altabella, a due passi da Piazza Maggiore. Un ristorante molto economico che offre anche il servizio di Take Away. Da provare i Bartlaz (ravioli ripieni di piadina e squacquerone) e la zuppa di fave.
Dopo esserci riposati un po’ in albergo (ed ecco il vantaggio di essere nel bel mezzo del centro storico!), all’ora prestabilita andiamo al luogo dell’appuntamento, il Cortile d’Onore di Palazzo d’Accursio. La visita guidata ci dà l’opportunità di percorrere le stradine del cosiddetto Quadrilatero, ovvero Via Clavature (Serrature), Via Pescherie, Via degli Orefici e Via Drapperie, i cui nomi si riferiscono palesemente alle quattro arti del medioevo.
Siamo di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Vita, dove anticamente sorgeva l’Ospedale della Vita, una struttura ospedaliera riservata ai pellegrini, fondata e gestita da un’antica Confraternita. Proprio dalla parte opposta, sorgeva il cosiddetto Ospedale della Morte, riservato ai condannati alla pena capitale, che venivano “confortati” dai confratelli, i quali cercavano di indurli al pentimento prima dell’esecuzione.
Proseguiamo verso Piazza della Mercanzia, dove sorge la Loggia dei Mercanti, dove aveva sede la dogana. Qui la nostra guida fa un excursus molto interessante sulla storia dell’architettura dei portici. A Bologna, infatti, giungevano – sin dai tempi lontani – studenti da ogni parte del mondo che si fermavano in città per almeno cinque anni. Per venire incontro alle loro esigenze, gli abitanti della città iniziano a costruire degli sporti, ovvero delle “estensioni” delle loro abitazioni che aggettavano sul suolo pubblico. In questo modo, riuscivano a ricavare una o due stanze in più che potevano affittare agli studenti.
Con il tempo, poi, questa abitudine si consolidò: l’architettura divenne sempre più solida – grazie a dei pilastri di appoggio – rendendo possibile la creazione di sporti sempre più ampi. Nacquero così i portici: a pian terreno si adibivano le botteghe degli artigiani e al piano superiore venivano affittate stanze e posti letto a commercianti e studenti.
In Piazza della Mercanzia, dando le spalle alla Loggia, a destra si vede uno splendido esempio di quanto spiegato dalla nostra guida. Si tratta di un edificio edificato a più riprese, con delle strutture in legno aggiunte in un secondo momento, riconoscibili perché, sulla facciata, si vedono ancora le travi di supporto.
Al termine della visita guidata, continuiamo il nostro tour nel centro storico e cogliamo subito l’occasione di vedere l’interno della Chiesa di Santa Maria della Vita (dalla curiosa pianta ottagonale), dove si trova un bellissimo Compianto sul Cristo Morto di Niccolò da Puglia. La scena rappresentata è talmente realistica che si pensa che l’artista abbia preso a modello lo strazio dei pazienti dell’ospedale vicino.
Come spiegato dalla guida, il Compianto è sempre composto da otto figure, in quanto otto è il numero della Resurrezione (Gesù risorse l’ottavo giorno). Il Compianto della di Santa Maria della Vita, però, è costituito da sette personaggi soltanto. Come mai? La guida ci spiega che Giovanni Bentivoglio fece in modo che una delle statue recasse la riproduzione del suo volto in omaggio a lui, il Signore di Bologna. Quando poi egli cadde in disgrazia, la “sua” statua venne decapitata. Ecco spiegato come mai il Compianto di Santa Maria della Vita (e anche quello di San Petronio) è formato da sette personaggi.
Qui, si trova anche il Museo della Sanità e dell’assistenza, dove è custodito il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi. All’interno del Museo è anche allestita una mostra temporanea, con alcuni dipinti di Gino Covili, dedicati alla malattia mentale.
Proseguiamo il nostro tour e, percorrendo Via Santo Stefano, raggiungiamo il complesso delle sette Chiese di Santo Stefano (di cui, però, se ne conservano solo quattro). Edificato tra il IV e il V secolo, in sostituzione di un tempio pagano dedicato a Iside, si tratta di una riproduzione simbolica dei luoghi della passione di Cristo, una sorta di Sacra Hierusalem.
Sulla via del ritorno, passeggiamo all’interno della Corte Isolani dove abbiamo anche l’opportunità di vedere la facciata di Casa Isolani, una delle dimore più antiche in Italia, dotata di un portico costituito da alti pilastri di legno di quercia.
Proseguendo per Strada Maggiore, giungiamo nella piazzetta dove si trovano le due Torri simbolo di Bologna, la Torre degli Asinelli e la Torre della Garisenda, che devono il suo nome alle ricche famiglie che le commissionarono. Si tratta di due torri pendenti, la prima alta ben 97 metri (la cui sommità può essere raggiunta salendo 500 scalini, la seconda alta 47 metri).
Percorrendo via Rizzoli, la via dello shopping bolognese, giungiamo all’Osteria dell’Orsa, in via Mentana, in zona universitaria, una bella locanda rustica e conveniente.
La mattina seguente ci svegliamo di buon’ora per prendere il treno per Forlì, dove ci aspetta la mostra “Liberty, uno stile per l’Italia moderna”. Il biglietto intero costa 11 euro e comprende l’audioguida.
L’allestimento è molto funzionale e, anche se le prime sale sono gremite, riusciamo a goderci la mostra, che spazia dalla pittura alla pubblicità (in questo periodo nascono i primi manifesti), dalla scultura all’interior designing. In esposizione anche merletti, abiti, mobili, tovaglie e persino un ditale!
Prima di andare a pranzo, decidiamo di visitare Palazzo Romagnoli, a circa 300 metri dai Musei di San Domenico, sede della mostra del Liberty. Il piano terra è dedicato alla collezione Verzocchi che comprende numerosi dipinti dedicati al tema del lavoro. Al primo piano ci sono, invece, dipinti di Giorgio Morandi.
Prima di riprendere il treno per Bologna, è tempo di ristorarci un po’ all’Osteria del Medio, su Via Saffi, poco dopo il Duomo che però non riusciamo a visitare per chiusura in pausa pranzo. Da provare i crostini con baccalà e lo sgombro con cipolle rosse.
Sulla via del ritorno per la stazione ferroviaria, ci fermiamo in Piazza Angelo Saffi, dove si affacciano il palazzo del Comune, il palazzo delle Poste, la torre civica e l’abbazia di San Mercuriale, una basilica in stile romanico del XII secolo che, con la sua torre campanaria, rappresenta uno dei simboli della Romagna.
Tornati a Bologna, ci incamminiamo lungo il Portico del Pavaglione, che parte in corrispondenza del Palazzo dei Banchi: qui, anticamente, si teneva lo storico mercato dei bozzoli di bachi da seta. Proseguendo lungo il Portico incontriamo il Museo civico archeologico e l’Archiginnasio, che fu sede dell’Università fino al 1803, per quasi tre secoli, fino a quando venne inaugurata la nuova sede in via Zamboni. Attualmente l’edificio ospita la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, e al suo interno sono riportati 5 mila insegne araldiche e memorie di docenti e studenti. Al primo piano si trova il Teatro anatomico, dove si svolgevano le dissezioni (ma solo durante il periodo di Carnevale).
Per cena optiamo per un ristorante adocchiato il giorno prima, Bolpetta, dedicato interamente alle polpette! Si trova in Via Santo Stefano, a due passi da Piazza della Mercanzia. Vasto l’assortimento di polpette, oltre a quelle classiche ci sono anche quelle di pesce e le polpette vegetariane, a base di funghi, verdura e formaggio.
Dopo cena torniamo nelle vie del Quadrilatero e scopriamo che, in Via Orefici, al numero 19, si trova Eataly che divide lo spazio dell’edificio, dislocato su due piani, con una libreria fornitissima. Che amiate il cibo o i libri, è proprio il caso di andarci!
La mattina seguente, il nostro ultimo giorno a Bologna, la dedichiamo a Palazzo Pepoli, in via Castiglione, dedicato alla storia e alle trasformazioni della città, dalla Felsina etrusca fino ai giorni nostri. L’ingresso costa 8 euro, con audioguida, e sono davvero soldi ben spesi. L’audioguida ci accompagna nelle numerose sale del museo (per una visita approfondita, calcolate almeno due ore e mezza), partendo dalla torre del tempo, dedicata alla Bologna capitale mondiale della misura del tempo, dove troviamo una riprduzione in scala della meridiana di San Petronio.
La parte più bella e interessante è senz’altro quella dedicata alla Bologna Etrusca e Romana: nelle prime sale troviamo una ricostruzione della strada etrusca con riproduzione, ai lati, dei monumenti funerari di personaggi eminenti e, in seguito, una ricostruzione di sepolture etrusche. Si prosegue poi con Bologna Medievale: qui apprendiamo che la Basilica di San Petronio venne edificata per volontà civile e che il Papato, per oltre due secoli, cercò di bloccare la sua costruzione.
Il focus, qui, è sulla città che cambia. “La Bologna orizzontale è la città di chi lavora, se la torre è aristocratica (esigenze difensive), il portico nasce nell’Alto Medioevo come ampliamento esterno delle attività di artigiani e commercianti”, leggiamo su una delle tavole di approfondimento. C’è poi un interessante video di Valerio Massimo Manfredi che commenta la battaglia in cui Re Enzo venne fatto prigioniero e, nonostante le minacce di suo padre Federico II, mai liberato.
Il piano superiore è invece dedicato alla Bologna moderna, attraverso temi come il culto della Madonna di San Luca, le arti, le scienze, la musica, le feste del popolo e così via. Prima però entriamo nella sala cinema dove viene riprodotto un filmato 3D (cosa davvero inusuale per i musei italiani!), dove il protagonista – Apa l’etrusco – ci accompagna attraverso secoli di storia per mostrare come Bologna è cambiata nel tempo.
Consigliatissima, insomma, la visita al Museo della storia di Bologna, uno dei musei italiani più belli in assoluto, per la sua interattività e per le tecniche espositive scenografiche davvero all’avanguardia.
Per pranzo optiamo per Zerocinquantuno (è il prefisso di Bologna), un ristorante in Via dei Pignattari, vicino alla Basilica di San Petronio. Da provare le tigelle (pagnotte da accompagnare con gli antipasti) e la lasagna vegetariana.
Prima di ripartire, raggiungiamo il MAMBO (Museo di Arte Moderna di Bologna), in via Minzoni, nella zona nord ovest della città, raggiungibile a piedi in 20 minuti dal centro storico. Il museo costa 6 euro e comprende sale dedicate alle mostre temporanee e la collezione permanente del museo (qui è conservato il dipinto “I funerali di Togliatti” di Renato Guttuso) tra cui le sale dedicate a Giorgio Morandi.
È giunta l’ora di lasciare Bologna, una città che ci ha colpito per la sua vivacità, la sua ricchezza in termini culturali e storici, una meta imprescindibile per tutti coloro che amano l’arte e i musei.